Matrimonio, i corsi di preparazione nel 2019

corsi di preparazione al matrimonio sacramento

 

 Per l’anno 2019 I corsi di preparazione al matrimonio si terranno nelle seguenti date:

         Lunedì 4 Marzo

         Lunedì 11 Marzo

         Lunedì 25 Marzo

         Lunedì 1 Aprile

         Lunedì 8 Aprile

Quanti vi parteciperanno possono ritirare il modulo di iscrizione presso la segreteria parrocchiale oppure segnalare  via mail all’indirizzo  [email protected]  i seguenti dati:

  • cognome e nome
  • residenza
  • recapito telefonico
  • E-mail

rispettivamente del fidanzato e della fidanzata.

Il messaggio dell’Arcivescovo per l’anno oratoriano

Pubblichiamo il messaggio dell’Arcivescovo mons. Mario Delpini per l’anno oratoriano. Il testo lo stiamo distribuendo a tutti i nostri ragazzi dopo avere celebrato la giornata d’inizio d’anno del nostro oratorio domenica 14 ottobre.

 

                     1.Benedico l’inizio dell’anno oratoriano.

L’inizio dell’anno oratoriano è la “festa degli oratori”. Infatti è la festa della partenza: partire è festa perché c’è una meta da raggiungere, c’è una compagnia che condivide, c’è la fierezza di non stare fermi.

La meta da raggiungere, il traguardo desiderabile è la gioia di Dio, il suo Regno, la vita di Dio in noi. Si può anche chiamarla santità: quella vissuta da molti, come per esempio Papa Paolo VI, che è stato nostro Arcivescovo, don Francesco Spinelli, mons. Oscar Romero che Papa Francesco iscriverà tra i santi canonizzati nel mese di ottobre. Si mettono in cammino quelli che credono alla promessa di Dio: sanno che di Dio ci si può fidare. Non cercano la gloria, sanno che è solo fumo. Non cercano guadagni, sanno che per chi ha sete, nessuna bevanda che si compri al mercato può bastare. Cercano la gioia e sanno che non ci sono mercanti di gioia. Perciò si mettono in cammino verso la terra promessa da Dio: Via così!

La compagnia che condivide è l’amicizia sana, limpida, allegra di coloro che guardano insieme verso la meta e si aiutano e si incoraggiano gli uni gli altri. L’amicizia non è la compagnia degli stupidi, che si divertono a fare danni, non è il gruppo degli sfaticati, che si adagiano nello sperpero del tempo tra chiacchiere e sciocchezze, non è la zavorra dei burloni, che paralizzano con il disprezzo ogni slancio. L’amicizia è quella stima che fa apprezzare gli altri come presenze che sostengono nell’impresa, è quella confidenza delle cose importanti che rende partecipi dei segreti di Dio: «vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi» (Gv15,15).

Nessuno può attraversare il deserto da solo, ma coloro che hanno stretto un patto di amicizia possono affrontare ogni sfida. Insieme! Siano benedette tutte le persone, preti, diaconi, consacrati e consacrate, educatori e animatori, volontari e collaboratori che accompagnano i ragazzi e le attività dell’oratorio. Fare il bene fa bene anche a chi lo compie. Così si cresce: insieme! Via così!

 La fierezza di non stare fermi fa crescere la stima di sé. La stima di sé non è la presunzione degli esibizionisti che si illudono di essere perfetti e invincibili, come i personaggi dei cartoni. La stima di sé non è quello di stare a guardarsi allo specchio, per trovarsi tanto carini e pensarsi tanto attraenti. La stima di sé non è l’ingenuità di chi si crede capace di tutto, solo perché non ha mai fatto niente.

La stima di sé è piuttosto la gratitudine per i doni, le doti, i talenti ricevuti che nell’esperienza dei gesti minimi si accorge che è capace di fare il bene, di dare gioia, di farsi amare. La stima di sé sconfigge il complesso di inferiorità che suggerisce di stare fermi perché “tanto non sei capace”. La stima di sé si esprime nel sapere che così come sei fatto, anche con limiti e difetti e peccati, proprio così come sei fatto, sei adatto alla vita. Perciò avanti! Via così!

                            2.Benedico la fedeltà alle proposte oratoriane.

Non benedico solo l’inizio. Benedico anche la perseveranza. Alcuni sono tentati di ridurre l’oratorio all’oratorio estivo, qualche settimana di impegno, di amicizia, di cose ben fatte. Invece l’oratorio propone un cammino che si distende per tutto l’anno.

Credo che sarebbe utile che durante l’anno si chiamino tutti a rinnovare la festa, la fierezza, la compagnia di una meta da continuare a desiderare. Io mi immagino che a gennaio, nelle feste di sant’Agnese per le ragazze, di san Sebastiano per i ragazzi, e di san Giovanni Bosco per tutti, si celebri la festa della perseveranza. Si rifletta e si preghi insieme per la responsabilità educativa. Si fermi un po’ la frenesia delle iniziative per rinnovare l’invito, rilanciare le proposte a venire e stanare le pigrizie.

                                 3.Benedico le verifiche.

Non benedico solo gli inizi, non benedico solo la fedeltà. Benedico anche le conclusioni, le verifiche, i momenti per dire grazie e fare autocritica.

La conclusione dell’anno oratoriano e l’apertura dell’oratorio estivo è il momento opportuno per chiamare tutti i collaboratori a verificare il cammino compiuto. La verifica non è solo la serata in cui si rivedono insieme le foto degli eventi dell’anno. È invece il momento per un confronto con le intenzioni originarie, le indicazioni che io stesso ho scritto in questo messaggio, le vicende dell’anno e le grazie ricevute. La verifica per i cristiani non è un bilancio che fa i conti e misura i risultati, è piuttosto un esercizio di verità che si mette in ascolto del Signore per rendere grazie, riflettere sulle proposte e sulle risposte, riconoscere inadempienze e inadeguatezze e ripartire, fiduciosi e lieti.

 

DECALOGO DEGLI ORATORI

    1. L’oratorio accoglie tutti, per insegnare a tutti la via della vita.

    2. L’oratorio è la casa dove la Comunità educante accompagna le giovani generazioni sui cammini della fede, della speranza, della carità.

    3. L’oratorio organizza il tempo, per celebrare le feste e per vivere lieti i giorni feriali.

    4. L’oratorio non basta a se stesso: accoglie le proposte che la Diocesi offre tramite la FOM, vive un rapporto necessario con la Parrocchia, la Comunità Pastorale, le proposte diocesane e il Decanato.

   5. L’oratorio è per rivelare che la vita è una vocazione. Tutti sono in cammino verso la stessa meta, ma non tutti percorrono la stessa strada.

   6. Tutti sono chiamati alla felicità e alla santità, ma diversa è la via dei piccoli e quella dei grandi, diversa la via dei ragazzi e quella delle ragazze. L’oratorio offre per ciascuno una proposta adatta.

   7. L’oratorio insegna che si possiede veramente solo quello che veramente si dona.

   8. L’oratorio è scuola di verità: tu non sei tutto, tu non sei il centro del mondo, tu non sei fatto per morire, tu non vivi solo per te stesso.

   9. L’oratorio è per tutti, ma non è tutto. In oratorio si favorisce il convergere di tutte le forme di attenzione educativa presenti nel territorio: i gruppi cristiani, la scuola, le associazioni sportive, i gruppi culturali, musicali, teatrali, per l’unità nella pluralità.

  10. L’oratorio è per tutti, ma non per sempre. L’oratorio educa ragazzi e adolescenti per introdurre alla giovinezza cristiana, tempo di responsabilità da vivere negli ambienti adulti portando a compimento la propria vocazione.

 

                                                                                                

Il cammino della Chiesa dalle Genti: nuova tappa

Pubblichiamo l’articolo che ci ha inviato mons. Luca Bressan, Vicario episcopale dell’Arcidiocesi di Milano e presidente della commissione di coordinamento del Sinodo, sul Sinodo voluto dal’Arcivescovo mons. Delpini.

Il cammino della Chiesa dalle genti: una nuova tappa

Il giorno di Pentecoste, festa diocesana delle genti, la commissione per il coordinamento del Sinodo “Chiesa dalle genti” ha pubblicato lo strumento di lavoro per i Consigli diocesani (Presbiterale e Pastorale). Il Sinodo diocesano entra così nella sua seconda fase: dopo aver raccolto le osservazioni dei fedeli – e proprio a partire da esse – l’assemblea sinodale comincia il suo lavoro di riflessione e discernimento, per giungere a consegnare all’Arcivescovo, nella prossima festa di san Carlo, i frutti di tutto il cammino ovvero le costituzioni sinodali che riscriveranno il capitolo 14 del Sinodo 47°.
Il mese di giugno sarà determinante per il cammino sinodale: il 4 e il 5 si è dato appuntamento il Consiglio Presbiterale, mentre il 23 e 24 si ritroverà il Consiglio Pastorale diocesano. Entrambi questi organismi non intendono lavorare in modo autonomo e distaccato. Per questo motivo, lo strumento di lavoro predisposto appositamente viene pubblicato sul sito diocesano: perché ogni realtà ecclesiale ne possa fare oggetto di studio e riflessione, e possa poi fare avere il frutto di questo discernimento a qualcuno dei membri dei due consigli (ogni decanato vede la presenza di ameno un membro di questi consigli diocesani). In questo modo il percorso sinodale continuerà ad essere un cammino di tutta la Chiesa Ambrosiana, che sta imparando a riconoscersi “Chiesa dalle genti”.
Lasciando allo strumento di lavoro l’informazione dettagliata sugli esiti della consultazione diocesana, è utile dare rilievo a queste tre constatazioni che – come pilastri solidi e ben visibili – permettono al cammino sinodale di procedere sicuro dei frutti che stanno maturando. Primo: anche se in modo non uniforme, tutto il tessuto ecclesiale diocesano grazie al cammino sinodale sta scoprendo il volto colorato e pluriforme di una cattolicità vissuta nel quotidiano ma poco osservata e valorizzata. Secondo: occorre imparare a vivere la conversione dal “fare per” al “fare con”, perché la Chiesa dalle genti possa diventare realtà concreta e quotidiana. Terzo: il Sinodo diocesano non è che il punto di avvio di un percorso di maturazione che ci impegnerà in modo serio e denso di frutti nei prossimi anni.

mons. Luca Bressan
Presidente della Commissione di coordinamento Sinodo “Chiesa dalle genti”
Vicario episcopale Arcidiocesi di Milano