Pellegrinaggio in Terra Santa 2023

Pellegrinaggio in Terra Santa 2023

La parrocchia organizza un pellegrinaggio in Terra Santa dal 09 al 16 maggio 2023.

Tutti i dettagli organizzativi sono disponibili nel PROGRAMMA COMPLETO.

Le iscrizioni possono essere effettuate direttamente in segreteria parrocchiale oppure inviando una comunicazione all’indirizzo [email protected] effettuando il pagamento a mezzo bonifico alle seguenti coordinate:

PARROCCHIA SANTA MARIA NASCENTE – MILANO
BANCA INTESA SAN PAOLO
IT73 Q 03069 09606 100000119974

Il termine ultimo per le iscrizioni è domenica 12 febbraio 2023.

Per ulteriori informazioni contattare la segreteria parrocchiale [email protected]

Pomeriggio al doposcola

Pomeriggio al doposcola

Per venire incontro alle esigenze di molte famiglie del quartiere e per dare anche un concreto sostegno alla scuola, la parrocchia organizza un doposcuola destinato ai bambini della scuola primaria.

AIUTO COMPITI

Dal 9 novembre 2022 il mercoledì e il venerdì dalle 17.00 alle 18.30, quota di iscrizione annua 10,00 €
Per informazioni chiamare 333 340 5515

Per scaricare la locandina clicca qui.

Santa Teresa di Lisieux all’UNESCO

Santa Teresa di Lisieux all’UNESCO

Un bene diventa patrimonio dell’UNESCO quando viene considerato di “eccezionale valore universale” e riesce a soddisfare le condizioni di integrità e autenticità, con un adeguato sistema di tutela e di gestione. Secondo un aggiornamento effettuato a luglio 2021, la lista è composta da un totale di 1153 siti (di cui 896 beni culturali, 218 naturali e 39 misti) presenti in 167 stati del mondo. Oltre a questo, c’è anche un programma con il quale l’UNESCO intende onorare persone che hanno rappresentato una eccellenza nei campi della pace, dell’educazione, della scienza e della comunicazione. Per il biennio 2022-2023, il Consiglio ha deciso di celebrare in modo particolare quattro religiosi che sono stati proposti dai loro paesi d’origine: la giovane monaca di clausura Santa Teresa di Lisieux (Francese) dottore della Chiesa definita come “scienziata dell’amore”; Nerses il Grande (Armeno) vescovo e teologo conosciuto come “il Grazioso”, santo del XII secolo; Gregor Mendel (Cecoslovacco) biologo, matematico e monaco agostiniano, padre della genetica modera e Niccolò Copernico (Polacco) astronomo, matematico e presbitero. che ha promosso l’evidenza del sistema eliocentrico. Quattro personaggi che in modi diversi hanno contribuito in modo universale al bene dell’umanità e insieme sono espressione di un “genio” cristiano, simboleggiato in tutti e quattro dall’abito religioso che indossavano.

Ecco come l’Amore è diventato patrimonio dell’umanità

Maria Francesca Teresa Martin nasce il 2 gennaio 1873 ad Alençon, in Normandia (Francia), da Luigi Stanislao e Zélia Maria Guérin. La sua infanzia è segnata dalla morte della madre (28 agosto 1877). Il 15 novembre 1877, con le sorelle si trasferisce ai «Buissonnets», a Lisieux. L’ingresso al Carmelo della sorella Paolina, considerata da Teresa di Lisieux come sua seconda madre, suscita nel cuore della piccola «principessa» (appellativo datole dal padre) il desiderio di seguire le orme. L’8 maggio 1884, giorno della professione di Paolina, Teresa fa la sua prima comunione e il 14 giugno riceve la confermazione. Il 15 ottobre 1886 anche la sorella Maria entra nel Carmelo di Lisieux. Nella notte del Natale 1886, giunge per Teresa la «grazia della conversione».

In questa notte luminosa, Gesù … mi rendeva forte e coraggiosa. Mi rivestiva delle armi e, dopo quella notte benedetta, non fui più vinta in alcun combattimento, anzi … intrapresi, per così dire, una corsa da gigante.

La piccola Teresa di Lisieux aveva ritrovato la forza d’animo che avrebbe conservato per sempre (Ms A. 45r). La chiamata al Carmelo risuona sempre più forte nel cuore di Teresa, ma la sua giovane età costituisce un ostacolo, che sarà superato il 28 dicembre 1887. Il 9 aprile 1888, Teresa entra in convento. Ha 15 anni e 3 mesi!
Nei primi cinque anni di vita claustrale Teresa sperimenta «più spine che rose». Pur ritrovando le sorelle, Paolina e Maria, piega alla regola anche i suoi affetti. La corrispondenza con la sorella Celina rivela il suo animo segnato dalla sofferenza per la malattia mentale del padre. L’8 settembre 1890, festa della Natività di Maria, Teresa, dopo un periodo di grande aridità, compie la sua professione «inondata da un fiume di pace». Mentre la morte del padre (29 luglio 1894) la colpisce nel suo affetto di figlia, l’ingresso di Celina al Carmelo (14 settembre 1894) la colma di gioia. A 22 anni (1895), Teresa, su espresso ordine della sorella Paolina (Madre Agnese di Gesù), scrive ricordi della sua infanzia (Manoscritto A) e si offre spontaneamente all’Amore misericordioso del suo Signore. Nella notte del venerdì santo 1896 si manifesta la malattia, che segnerà per sempre la sua breve esistenza. Si apre per lei la prova più dura, che l’accompagnerà sino alla fine: la notte della fede. Nell’autunno 1896 redige il Manoscritto B indirizzato alla sorella Maria (suor Maria del Sacro Cuore).
All’inizio del giugno 1897, su richiesta di Madre Maria di Gonzaga, stende i suoi ricordi nel Manoscritto C e rivela il suo animo negli Ultimi colloqui. La sera del 30 settembre 1897, Teresa realizza la sua pasqua in un’estasi d’amore:

Non muoio, ma entro nella Vita

Ha 24 anni. Se tutto è compiuto, ora tutto ha inizio.
Teresa dal cielo incomincia a spargere «petali di rose» sulla terra, come tante grazie ottenute dal Signore per sua intercessione.
Nel 1910 si apre il processo canonico per la sua beatificazione. Il 29 aprile 1923 Teresa del Bambino Gesù e del Volto santo è dichiarata «beata» da Pio XI e «santa» il 17 maggio 1925. Dallo stesso pontefice il 14 dicembre 1927 è proclamata «patrona principale», al pari di Francesco Saverio, di tutti i missionari e delle missioni cattoliche. Il 19 ottobre 1997, da Giovanni Paolo II è proclamata «dottore» della Chiesa.

(di Don Fortunato Malaspina)

Nel cuore della Chiesa, mia madre, la mia vocazione è l’amore… Così sarò tutto!

… Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall’amore, Capil che solo l’amore spinge all’azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l’amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l’amore è tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti luoghi, in una parola, che l’amore è eterno … La mia vocazione è l’amore.
Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio.

(Dall’Autobiografia di santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo)

In una intervista, Padre Olivier Ruffay, rettore del santuario di Lisieux ha spiegato che: “Santa Teresa di Gesù Bambino era una educatrice delle sue sorelle, e in particolare delle novizie, cui voleva insegnare la libertà interiore per rispondere meglio alla chiamata del Signore. Questa dimensione educativa è molto evidente nei suoi manoscritti e nella sua corrispondenza”.

Una piccola via “maestra”

Una Santa carmelitana, dottore della Chiesa, con influenza mondiale: questo è un messaggio veramente sorprendente e straordinario che il cielo ci sta dando. Quel cielo che anche da piccola Teresa guardava e ce ne racconta nel Manoscritto A: « … Era con piacere che vedevo Papà venirci a prendere; tornando guardavo le stelle che scintillavano dolcemente e quella vista mi affascinava … C’era soprattutto un gruppo di perle d’oro che osservavo con gioia pensando che aveva la forma di una T … lo facevo vedere a Papà dicendogli che il mio nome era scritto nel Cielo e poi, non volendo vedere niente della brutta terra, gli chiedevo di guidarmi. Allora, senza guardare dove mettevo i piedi, stavo con la testolina per aria senza stancarmi di contemplare il cielo stellato! … » Due mesi prima di morire (17 luglio 1897), nell’ultima lettera a sua sorella Leonia, scriverà: “Voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra”

… il suo cammino non è finito!

Francesco di Assisi – 800 anni e non li dimostra

Francesco di Assisi – 800 anni e non li dimostra

Alcuni scienziati hanno condotto recentemente un’indagine, chiedendo quali caratteristiche deve avere il viso di una persona per piacere di più, per poter essere considerata attraente e bella. La risposta? Dev’essere giovane, sano, simmetrico, deve assomigliare ad altri volti (deve essere “medio”), proporzionato, deve avere un buon colorito ed essere senza rughe.
Se guardiamo le statistiche dei follower dei social media, vedremo che in qualche modo confermano l’esito dell’indagine di cui sopra. Prendiamo la persona X, facciamo la somma dei follower che la “seguono” sulle principali piattaforme dei social media (Twitter, YouTube, Facebook, Instagram, TikTok). Vediamo chi è seguito di più, chi attira più l’attenzione. Qualche premio Nobel di fisica? Il presidente degli Stati Uniti? Papa Francesco?
No, la persona più seguita del mondo, con il numero più grande di follower è Cristiano Ronaldo. Al secondo posto Justin Bieber e al terzo Ariana Grande. Poi abbiamo Selena Gomez, Taylor Swift, Dwayne Johnson, Katy Perry, ecc. Immagino che a tanti di noi alcuni di questi nomi non dicano niente, forse apparteniamo a un’altra generazione. Basta sapere che l’attrazione data da ciò che è giovane, sano e pieno di vita, viene confermata. I follower seguono chi è bello, giovane, pieno di forza.

Chissà come uscirebbe da un simile studio sulla bellezza san Francesco d’Assisi? Tommaso da Celano scrive: «Era uomo facondissimo, di volto gioviale, di aspetto benigno, […] testa regolare e rotonda, il viso un po’ ovale e proteso, fronte piana e piccola, occhi neri, di misura normale e pieni di semplicità, capelli pure oscuri, sopracciglia diritte, naso giusto, sottile e diritto, orecchie dritte ma piccole, tempie piane, lingua mite, bruciante e penetrante, voce robusta, dolce, chiara e sonora, denti uniti, uguali e bianchi, labbra piccole e sottili, barba nera e rada, […] pelle delicata, magro». Bello? Meno bello? Una cosa è certa: aveva tantissimi follower! Almeno questa è la sensazione che dà frate Masseo. In un famoso colloquio, registrato nelle pagine dei Fioretti, chiede a Francesco: «Perché a te tutto il mondo viene dirieto, e ogni persona pare che desideri di vederti e d’udirti e d’obbidirti? Tu non se’ bello uomo del corpo, tu non se’ di grande scienza, tu non se’ nobile; onde dunque a te che tutto il mondo ti venga dietro?».
Anche oggi c’è chi dichiara di essere un follower di san Francesco. Il Pontefice sceglie il nome «Francesco», usa le parole del Poverello per intitolare le sue encicliche (Laudato si’, Fratelli tutti). Tanta gente va ad Assisi in pellegrinaggio. Il Santo d’Assisi viene scelto come patrono, come protettore delle persone, delle istituzioni, degli eventi.
Come mai Francesco ancora attira, attrae, e «tutto il mondo gli viene dietro»? Certamente, la bellezza esteriore non può costituire la risposta a tali domande. Immagino che perderebbe oggi ogni confronto sia con Cristiano Ronaldo, sia con Justin Bieber, sia con Dwayne Johnson. La bellezza di san Francesco deve essere nascosta altrove.
Forse si cela nel modo in cui ha vissuto, ciò che prima o poi anche a noi toccherà di vivere: sofferenza, malattia, morte? Forse nel modo in cui ha cercato il senso della vita o ha affrontato le sue crisi e i momenti bui o ancora nel modo in cui si è lasciato trasportare nell’estasi della preghiera? Forse nel modo in cui rimaneva stupito davanti alla storia della salvezza e alla bellezza del creato?

Ecco, davanti a noi un’occasione unica per riflettere su dove è nascosta la sua bellezza, su come mai porta così bene le sue 800 primavere. Infatti, sono davanti a noi gli anni che marcano gli ottavi centenari della storia di san Francesco d’Assisi: un’occasione unica per pensare, meditare, contemplare e rivivere i momenti più importanti della sua storia.
I Ministri generali della Famiglia Francescana hanno pensato che sarebbe stato bello vivere questo momento insieme, come famiglia radunata intorno al padre, al serafico padre. Nella lettera sul lancio dei lavori di preparazione del Centenario francescano hanno scritto:

Gli anni che andiamo vivendo sono segnati dalla memoria di passaggi importanti del cammino di vita di san Francesco nel suo ultimo tratto. In particolare dal 2023 al 2026 ricorderemo quello che ci piace chiamare un unico Centenario francescano che, intorno all’Anno Santo del 2025, comprende le tappe degli 800 anni della Regola bollata, del Natale di Greccio (2023), delle Stimmate (2024), del Cantico delle creature (2025), della Pasqua di Francesco (2026). Vuole essere un Centenario articolato e celebrato in diversi centenari.
Questa scansione sembra offrire a tutti noi la possibilità preziosa di fare una memoria viva e provocante del carisma evangelico che lo Spirito ha suscitato nella Chiesa attraverso san Francesco.
Vogliamo vivere in profonda comunione come Famiglia questo Centenario francescano, in tutti i Paesi e i contesti del mondo in cui siamo presenti.

La grande macchina del Centenario è partita. C’è chi penserà ad organizzare eventi a livello nazionale, c’è chi si preoccuperà di preparare mostre, c’è chi pubblicherà studi, c’è chi progetterà pellegrinaggi. È nelle vostre mani il primo dei cinque opuscoli con i quali si vuole accompagnare questo Centenario. Tra i vari modi di viverlo c’è anche questo: conoscere san Francesco un po’ di più, stringere un’amicizia più forte con lui.
L’uomo diventa ciò che guarda. Da qui un augurio: che la contemplazione della storia di san Francesco regali a noi un po’ della bellezza e della saggezza che il Poverello ha vissuto ne «i passaggi più importanti del cammino di sua vita nel suo ultimo tratto». Prima o poi toccherà anche a noi di viverli. Che san Francesco preghi per noi affinché possiamo viverli nella maniera più bella ed attraente. Perché anche questa bellezza conta e merita tanti follower.

fr. Tomasz Szymczak OFMConv

Segretario della Conferenza della Famiglia Francescana

Contributo per il Triduo Pasquale di questo drammatico 2022

Riportiamo l’intervento del maestro Antonio Eros Negri a proposito della Via Crucis di Franz Liszt
All’inizio degli anni Novanta diressi per la prima volta Via Crucis di Franz Liszt con il maestro Danilo Lorenzini al pianoforte, con amici solisti e con l’ordinatissimo coro Polifonica 10 preparato da Giovanni Cavedon.
A distanza di trent’anni ho riscoperto questa partitura nei suoi numerosi e criptici dettagli, celati soprattutto nella parte pianistica (ai tempi della prima esecuzione ne avevo colti pochi).
In questa nuova esecuzione con i cantori di “Schola cantorum ed Ensemble KOE” preparati da Satomi Hotta, abbiamo eseguito e registrato con mezzi di fortuna questa emblematica partitura che Liszt non poté mai ascoltare. Invito tutti gli studenti e i musicofili evoluti a trovare le numerose citazioni celate nell’opera; sarà un’interessantissima caccia al tesoro!